Con la sua totale dedizione alle architetture ispirate alla natura, Antoni Gaudì (1852-1926) rivoluzionò l’architettura della Catalogna all’inizio del XX secolo. Quando l’Art Nouveau si diffuse in Europa, la sua versione catalana, il Modernismo, raggiunse le forme più estreme e Gaudì fu il suo più brillante e controverso rappresentante.
Originario di Reus, vicino a Tarragona, mostrò un precoce interesse per le forme naturali di fauna e flora, geologia e anatomia. Ciò, unito al gusto per le tecniche artigianali, ereditato dal padre calderaio, divenne il filo conduttore delle sue opere. Per Gaudì, la struttura non era separabile da forma, colore e trama, un approccio “olistico” ispirato al movimento inglese Arts and Crafts. Egli trasformò in realtà queste idee grazie alla lungimiranza di un mecenate e alla propria esperienza in campo architettonico.
I primi progetti di Gaudì, eseguiti intorno al 1880, manifestavano l’influenza degli stili gotico e Mudejar, con mattoni a scopo ornamentale, ceramiche, archi parabolici, torrette e cupole. Nel 1900 aveva espresso il suo stile curvilineo e inimitabile nell’ambizioso progetto del Parc Guell a Barcellona, finanziato dall’industriale Eusebi Guell, che divenne suo fedele sostenitore.
Le forme naturali sinuose e l’uso di frammenti ceramici di dimensione irregolare divennero l’inconfondibile marchio dello stile complesso e giocoso di Gaudì; altri esempi a Barcellona sono Casa Batllò, soprannominata “la casa della tibia emaciata” e Casa Milà (La Pedrera), in cui comignoli e scale di accesso al tetto diventano surrealistiche sculture colorate. Questo regno della fantasia è ancora oggi un luogo d’incontro dei giovani artisti di Barcellona.
L’approccio costruttivo era piuttosto ortodosso: Gaudì non preparava mai disegni esecutivi, ma si basava su schizzi, prospettive e modelli. Questa irrazionalità anticipò di certo il Surrealismo ma creò insormontabili difficoltà nel completamento postumo dell’ultimo progetto di Gaudì, la Sagrada Familia di Barcellona. L’architetto, che trascorse gli ultimi anni della sua vita praticamente recluso, voleva che questa struttura neogotica sintetizzasse la sua profonda spiritualità, sviluppando teorie mistiche sul simbolismo delle strutture.
L’impegno per la Sagrada Familia divenne un’ossessione al punto che, quando finirono i fondi per la costruzione, egli vendette le sue proprietà e chiese prestiti agli amici. La vita di questo eccentrico genio si concluse tragicamente, ma in modo opportunamente anticonvenzionale: quando fu investito da un tram, l’aspetto di Gaudì era quello di un barbone e nessuno lo riconobbe. Da allora la sua fama è andata crescendo e l’incompleta Sagrada Familia è divenuta il simbolo stesso di Barcellona.
Tra le opere più celebri di Gaudì ricordiamo:
Forse non tutti sanno che un comitato di 30 ecclesiastici, accademici, designer e architetti hanno recentemente promosso l’iniziativa di proporre Gaudì per la beatificazione e la canonizzazione. Con l’appoggio di tutta la chiesa cattolica catalana, il genio catalano è candidato al titolo di “Architetto di Dio”. L’arcivescovo di Barcellona, il Cardinale Ricard Maria Carles, simpatizzante del nazionalismo catalano, è ben contento di usare tutto il suo peso politico all’interno della Santa Sede per sostenere il movimento per sant’Antoni, un “laico mistico” come lo ha egli stesso definito.
Non manca ovviamente l’opposizione all’iniziativa, da parte della lunga tradizione di anticlericalismo degli intellettuali catalani della sinistra, che accusano la Chiesa del tentativo di fare propria una figura rivoluzionaria che dovrebbe essere ricordata esclusivamente per le sue opere e per la sua influenza artistica.
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